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LIFE CYCLE DESIGN: guardare le cose da lontano

LIFE CYCLE DESIGN: guardare le cose da lontano

Cosa si nasconde dietro gli oggetti che ci circondano ogni giorno? Da dove provengono, cosa hanno vissuto prima di arrivare a essere dove sono? In che modo il loro percorso ha impattato e impatterà sull’ambiente?

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Il mondo degli oggetti che ci circonda è portatore di una storia. Dietro ogni oggetto ci sono decisioni prese rispetto alla sua forma, i materiali, i colori, la strada da percorrere per arrivare dove devono arrivare. Queste decisioni hanno un peso ambientale e per questo, in fase di progettazione, si può scegliere di pensare a prodotti migliori o peggiori da questo punto di vista.

Il peso ambientale corrisponde all’impatto sull’ambiente, all’alterazione “qualitativa e/o quantitativa, diretta e indiretta, a breve e lungo termine, permanente e temporanea, positiva e negativa dell’ambiente” [art. 5, punto c) del D.Lgs.152/2006].
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La complessità del Life Cycle Design

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Quando si tratta di progettare un prodotto, non basta pensarlo nella sua interezza come risultato finale, ma è necessario considerare la complessità del suo ciclo di vita. È necessario guardarlo da lontano, partire dalla nascita, con l’estrazione dei materiali, passare alla trasformazione e lavorazione degli stessi, al suo trasporto, fino ad arrivare all’utilizzo e alla sua dismissione. Il prodotto vive fasi diverse che hanno un diverso impatto ambientale, il quale è misurabile e va monitorato, in modo tale da essere migliorato nelle fasi in cui si presentano problematiche.

È necessario quindi effettuare la cosiddetta “analisi del ciclo di vita” e agire di conseguenza sulla “progettazione del ciclo di vita del prodotto”, il Life Cycle Design. Agire in questo modo significa pensare al packaging tenendo conto dell’importanza di ridurre al massimo gli impatti negativi sull’ambiente e sulla società in generale e, ancor più, di minimizzare gli sprechi in tutte le fasi.
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Life-cycle-design

Il riutilizzo del packaging

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A questo si aggiunge un altro elemento che va ad integrare la catena del Life Cycle Design, vale a dire il riutilizzo. Il riuso del packaging sta diventando una pratica sempre più diffusa soprattutto quando si tratta di confezioni di alto livello, che possono passare dall’essere parte integrante del prodotto a diventare parte integrante della vita di chi l’ha acquistato.

Il packaging continua a essere parte del modo in cui si conserva l’oggetto, e infine, invece di essere gettato via come qualsiasi altro imballaggio, può diventare oggetto da collezione o essere riutilizzato come contenitore. Senza dubbio, pensare a un packaging che possa vivere anche oltre l’aspettativa di vita del prodotto che contiene è un ottimo modo di agire eco-responsabilmente.
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Conclusioni

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Boxwego ha selezionato le migliori cartiere che, oltre ad essere attente in generale al tema sostenibilità, praticano il riciclo e l’upcycling, cioè quel processo di trasformazione di sottoprodotti o di materiali di scarto, destinati ad essere gettati, per creare nuovi oggetti dal valore maggiore del materiale originale.

Con Boxwego puoi progettare e realizzare una scatola di alta qualità dal ciclo di vita sostenibile, capace di valorizzare il tuo prodotto e di comunicare il tuo brand per lungo tempo.
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Il packaging come potente strumento di marketing

Il packaging come potente strumento di marketing

Il packaging è sempre di più un potente strumento, capace di rendere un prodotto interessante, suscitare desideri e creare valore in sé.

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Come esseri umani, non siamo completamente razionali. Le nostre scelte di acquisto non avvengono solo sulla base dell’utilità, né del prezzo, né del beneficio che apporterà il prodotto nelle nostre vite. Molto spesso a fare la differenza sono piccoli dettagli capaci di creare processi mentali ed emozioni, complesse da intercettare, in quanto possono dipendere da più fattori. Tra questi fattori però, sicuramente, c’è il packaging.
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La comunicazione del brand attraverso il packaging

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Il packaging, fondamentale nel marketing mix, non è più un elemento secondario, anzi, è parte integrante del prodotto e della sua qualità intrinseca, e in particolare della sua forza comunicativa.

Il packaging è sempre più parte dell’esperienza di acquisto; deve quindi essere in grado di evocare nei consumatori determinate sensazioni, in linea con lo stile di comunicazione del brand. Della comunicazione fa certamente parte la personalizzazione, fondamentale per evidenziare il marchio e il messaggio che l’azienda vuole promuovere.
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Gli elementi distintivi

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Come si possono quindi sfruttare al meglio queste dinamiche per creare confezioni più efficaci? Cosa rende unica una confezione, differenziandola dalle altre?
Le scienze comportamentali che si muovono nel campo del neuromarketing si occupano proprio di questo, e nello studio delle scelte dei consumatori ricorrono a tecniche specifiche come l’eye-tracking e il brain imaging.
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Ci sono alcuni elementi che, da soli, possono giocare un ruolo importante, come il colore, la forma e il materiale. Il packaging, infatti, è un mezzo multisensoriale, dall’alta carica semiotica. Basti pensare a quante volte e per quanto tempo ci soffermiamo ad osservare una confezione o ne sentiamo il rumore mentre la apriamo e la chiudiamo.
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Il potere dei cinque sensi

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Dei cinque sensi, due in particolare giocano un ruolo fondamentale: vista e tatto. Ogni colore, in comunicazione, si associa a un’emozione, ad esempio il rosso viene spesso ricondotto all’idea di energia, mentre il blu alla tranquillità e alla calma. Per quanto riguarda il tatto, secondo uno studio svolto da psicologi americani, texture, peso e altre percezioni tattili sono in grado di suscitare interpretazioni diverse di uno stesso oggetto.

Anche gli altri sensi costituiscono dei potenziali elementi di successo se sfruttati nel miglior modo possibile. Basti pensare alla scatola rigida che racchiude i prodotti Apple: quando la scatola si apre, fa una leggera resistenza, insieme a un particolare rumore, unico nel suo genere. È quella che chiamiamo “attivazione”, un processo per cui il prodotto stesso diventa ancora più desiderabile.
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(Fonte: Unsplash, by Julian O’hayon)
Oppure pensiamo alle scatole dei gioielli Tiffany, al tipico colore “blu Tiffany”, ormai iconico, con il particolare del fiocco e del logo stampato in rilievo sulla parte alta. Un packaging così amato da finire in vendita su eBay anche vuoto e usato.
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Quali sono quindi gli elementi da tenere a mente nella scelta del packaging più efficace? Ovviamente la qualità del materiale, la praticità, la bellezza estetica e la sicurezza sono fattori importanti. Ma lo stesso Steve Jobs disse: “il packaging è il teatro dove si inizia a raccontare la storia”. Noi di Boxwego pensiamo lo stesso e per questo abbiamo creato un modo per rendere accessibile a piccole e grandi realtà un packaging personalizzato di qualità, capace di raccontare una storia attraverso la scelta dei suoi componenti.
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I colori e il loro potere nel marketing

I colori e il loro potere nel marketing

Vediamo i colori in tutto ciò che ci circonda, in ogni momento della giornata, ma raramente ci fermiamo a pensare all’impatto che ciascuno di quei colori sta avendo su di noi e sul nostro modo di interagire col mondo.

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Che si tratti dell’effetto calmante del cielo azzurro o dei campi verdi, ogni colore ha un significato e attinge alle emozioni. Ed è importante tenere conto di queste dinamiche anche quando si parla di marketing.
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Colori-marketing
(Fonte: Pexels)

I colori nel marketing

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Quando si vuole veicolare un messaggio, se si sta creando l’identità del brand, se si vuole comunicare in modo diretto col consumatore, è fondamentale focalizzarsi sul giusto colore per mettere in piedi una strategia di marketing adeguata.

Il colore è onnipresente ed è una fonte di informazioni. Singh, nel suo studio Impact of color on marketing (2006), spiega come le persone prendano una decisione entro 90 secondi dalle loro interazioni iniziali con persone o prodotti, e che circa il 62-90% della valutazione si basi solo sui colori.

Chi si occupa di marketing, ha sicuramente sentito parlare di Seth Godin. Uno dei suoi libri più famosi si intitola La mucca viola: la mucca viola si contrappone a tutte le altre, marroni, e richiama l’idea della necessità di rendersi riconoscibili rispetto ai competitor, di rimanere nella mente del consumatore per qualcosa di specifico e unico. Non a caso, l’autore ha scelto la metafora del colore, a richiamare il suo potere di contribuire a creare un’identità precisa.
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la-mucca-viola
(Fonte: Rtfm)

Il significato dei colori

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Il colore, infatti, costituisce uno strumento essenziale per riuscire a farsi notare e quindi conoscere e riconoscere. Ma in che modo il colore influenza le vendite? E in che modo questo ha a che fare col packaging?

In breve, il nostro cervello risponde in modo differente in base agli stimoli che riceve, e ogni colore richiama delle sensazioni nel nostro cervello: la scelta di usarne uno piuttosto che un altro cambia notevolmente la percezione dell’utente.
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(Fonte: Pexels)
Non sarebbe corretto però affermare che ogni colore corrisponde a una specifica sensazione valida universalmente. In primis, perché percezioni e sensazioni dipendono dalle singole esperienze individuali. Inoltre, perché ogni colore ha le sue caratteristiche che vengono riconosciute come tali dagli appartenenti a una determinata cultura, in cui sono divenute convenzionali grazie a dei vissuti condivisi.
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Colori-marketing
(Fonte: Pexels)
Esistono però delle linee guida generali, rintracciate anche dalla psicologia dei colori, cioè quello studio che cerca di comprendere la relazione tra colori e comportamento umano. Questa branca della psicologia si occupa di analizzare l’influenza dei colori sulle decisioni e gli impulsi umani, e per questo ricopre un ruolo fondamentale all’interno dell’ambito business.

Infatti, esiste una branca specifica del marketing chiamata neuromarketing il cui scopo è analizzare tutti i profili cognitivi del consumatore al fine di comprendere in che modo influenzare il suo comportamento d’acquisto.
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Il simbolismo cromatico

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Alcuni significati di colore sono profondamente radicati nel nostro cervello perché sono visibili intorno a noi, ad esempio il rosso come colore del fuoco associato al calore o il verde alla natura. Siamo biologicamente predisposti a prestare attenzione ai colori vivaci perché gli animali o le piante dai colori vivaci sono spesso velenosi. Siamo attratti dalla frutta rossa rispetto alla frutta verde perché il colore indica una maturazione compiuta, e quindi dolcezza.

Ci sono dinamiche che possono avere impatto sul significato dei colori, come ad esempio le differenze culturali. Ad esempio:
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· il rosso rappresenta la buona fortuna in Cina, ma in Sud Africa è il colore del lutto;
· gli americani associano il verde al denaro poiché questo è il colore dei biglietti da un dollaro, ma non è così a livello globale;
· il nero è il colore del lutto nei paesi occidentali, mentre in alcuni paesi dell’Asia orientale è bianco;
· negli Stati Uniti il ​​verde è il colore dell’invidia, mentre in Germania è il giallo.

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È fondamentale quindi prestare attenzione a queste differenze a seconda dell’ambiente e del mercato in cui si opera. Nella società occidentale, i principali colori utilizzati hanno questi significati associati:
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· Bianco: calma e chiarezza, pulizia;

· Giallo: ottimismo, positività. Viene spesso utilizzato per comunicare un tono solare e spensierato e viene spesso usato per attirare l’attenzione;

· Rosso: energia, passione, vitalità. Viene spesso associato alle vendite promozionali e nei casi in cui si deve convincere a compiere o non compiere un’azione;

· Blu: sicurezza, fiducia, credibilità. È molto utilizzato quando si vuole dare una visione di sé rassicurante;

· Verde: associato alla natura, alla vita, e quindi alla salute. Viene spesso adoperato per stimolare la serenità;

· Arancione: curiosità, allegria, calore. Viene spesso usato negli e-commerce, ideale per le call to action e per invitare all’acquisto;

· Rosa: delicatezza, salute e armonia. Viene usato per caratterizzare prodotti destinati a un pubblico femminile;

· Viola: creatività, spiritualità, mistero e immaginazione. Viene utilizzato su Internet per comunicare prodotti rivoluzionari o comunque poco convenzionali;

· Nero: forza, mistero, raffinatezza ed eleganza. Viene usato per i prodotti luxury.

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(Fonte: Pexels)

Oro, argento e rame

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In generale, i colori principali che le persone associano al lusso sono il bianco, l’oro, il nero, l’argento e il rame.

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L’oro e l’argento sono entrambi metalli preziosi, associati a ricchezze e gioielli costosi. Spesso combinati con il nero, aggiungono un tocco scintillante capace di conferire luce. L’oro è anche il colore di un vincitore e può rappresentare il successo, la qualità che spicca. È un colore caldo correlato al giallo e di conseguenza condivide gli attributi della luminosità e la vitalità. L’argento è più fresco e un po’ meno lussuoso, ma rappresenta ancora grazia ed eleganza. Il rame cattura le qualità del marrone ed è quindi più terroso e naturale.
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Conclusioni

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È importante ricordare che i sentimenti sono molto più potenti dei pensieri razionali basati su fatti e cifre, per cui l’applicazione di significati cromatici e simbolismo cromatico renderà gli sforzi di branding più efficaci. Con Boxwego puoi scegliere i colori e gli abbinamenti tra carta e stampa che reputi più funzionali alla comunicazione del tuo prodotto, per realizzare in pochi semplici passaggi un packaging unico.
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Digitalizzazione in Italia: e-commerce e pandemia

Digitalizzazione in Italia: e-commerce e pandemia

A che punto è l’Italia nel suo percorso verso la digitalizzazione? E in che modo la pandemia ha influenzato questo processo? In questo articolo cerchiamo di comprendere, partendo dal mondo e-commerce, cosa è successo e cosa sta succedendo nel nostro Paese.

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Il 2020 è stato sicuramente l’anno in cui si è parlato di più di e-commerce ovunque, a partire proprio dall’ambiente digitale, tra social, siti e ricerche di mercato. SEMrush, infatti, afferma che “acquista online” è stata una ricerca online che è raddoppiata nel primo mese della pandemia e che c’è stata una crescita media del 30% del traffico per siti di e-commerce nella prima metà dell’anno.
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(Fonte: SEMrush) 
Soprattutto durante i primi mesi della pandemia, c’è stato un periodo di confusione e di sorpresa nei confronti del netto spostamento degli acquisti sulle piattaforme digitali. Amazon stesso, che ha sicuramente beneficiato della situazione e si è riconfermato il principale rivenditore online, si è trovato a ridurre il catalogo ai soli beni essenziali in Italia e in Francia, data la difficoltà nel far fronte all’aumento esponenziale degli ordini.
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E-commerce-2020
(Fonte: Freepik)
In ogni caso, si può osservare come, sempre durante il primo periodo, le aziende che avevano già avviato il processo di digitalizzazione si siano trovate avvantaggiate e abbiano potuto non fermarsi e rilanciare le vendite. Si può dire infatti che l’e-commerce sia stato uno dei pochi settori che non hanno subito un contraccolpo negativo causato dal Covid-19. In particolare, gli acquisti online si sono concentrati per più della metà nel nord Italia, per il 28% nel Sud e Isole e per il 19% nel centro Italia.
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L’Italia e la digitalizzazione

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Ma qual è lo stato dell’Italia nel processo della digitalizzazione? È indispensabile comprendere questo dato per poter dire se il nostro Paese sia pronto per questa rivoluzione nell’ambito delle vendite. Secondo i dati dell’Osservatorio Professionisti e Digital Innovation 2b2, il 55% delle aziende si dimostra ancora incapace di capire le potenzialità del digitale, non riconoscendolo come un fattore strategico per il proprio sviluppo.

C’è da considerare il tipo di sforzo richiesto alle aziende italiane nell’effettuare questo cambiamento. Il passaggio al digitale, infatti, implica soprattutto un cambio di atteggiamento culturale, che il sistema imprenditoriale del nostro Paese, forse anche per le piccole dimensioni della maggior parte delle sue aziende, fatica ancora ad adottare.
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Digitalizzazione-aziende
(Fonte: Pexels by Serpstat)
Ci sono infatti ancora molti limiti e ostacoli che allontanano l’Italia dal pieno raggiungimento dell’obiettivo digitalizzazione. In primis, il digital divide. Si tratta del divario esistente tra chi ha un accesso adeguato ed efficiente ad internet e chi invece, per scelta o per motivi tecnici, non ce l’ha. Questo secondo gruppo subisce così un’esclusione importante dai vantaggi della società digitale.

A questo si aggiunge il fronte del capitale umano: secondo gli indicatori del Digital Economy and Society Index 2020 (DESI), relativi ai 28 Paesi dell’UE, l’Italia spicca per la bassa disponibilità di competenze digitali e per la mancanza di un’integrazione delle tecnologie digitali nei processi organizzativi e produttivi.
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(Fonte: Pexels by Negative Space)

L’effetto pandemia

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Non tutti i mali vengono per nuocere. Senza dubbio infatti, la pandemia ha però avuto l’effetto di accelerare un processo che era già in corso. Già nel 2019, i numeri registravano un incremento del 10% dell’e-commerce rispetto al 2018. Inoltre, i dati 2019-2020 mostravano che in Italia l’e-commerce, pur rappresentando ancora una piccola parte degli acquisti complessivi (7,3% del totale), generava comunque il 65% della crescita Retail complessiva (online + offline).

Nel 2020 i dati hanno visto un sensibile incremento, pari al 25% in più rispetto al 2019. Nonostante ciò, l’importante domanda di cambiamento dei consumatori si scontra con un contesto imprenditoriale che, come già detto, si dimostra non ancora pronto. Per far fronte a questa carenza è necessario che sempre di più si cerchi di ascoltare la esigenze dei clienti, che invece si dimostrano pronti ad un cambiamento radicale nelle abitudini.

Durante il convegno online di ottobre 2020 del Politecnico di Milano con l’Osservatorio Multicanalità dal nome Multicanalità 2020: il countdown del cambiamento sono emersi dati interessanti lato cliente. Dai risultati della ricerca antecedente al convegno è emerso che più di un italiano su quattro è un consumatore multicanale evoluto e che 5,7 milioni di italiani sono a loro agio in tutte le fasi del processo di acquisto online. Inoltre, il 53% degli acquirenti si dimostra molto interessato a incoraggiare le imprese e sarebbe disposto a cambiare le proprie abitudini per aiutare i negozi di fiducia a sfruttare i canali digitali. Segnali di cui senza dubbio ogni attività imprenditoriale dovrebbe tener conto.
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(Fonte: Pexels by emirkhan bal)

Tra fisico e digitale

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Queste nuove abitudini di acquisto comprendono anche una sempre maggiore ibridazione tra canale fisico e canale digitale. La maggioranza degli acquirenti del mondo online, infatti, è capace di passare dal fisico al digitale in modo alternato. Ci sono elementi insostituibili nell’esperienza fisica in negozio, come le sensazioni tattili nel toccare un oggetto, l’indossare un capo prima di comprarlo, oltre alle sensazioni più nascoste ma ugualmente importanti, come quelle che nascono dalla piacevolezza di un’atmosfera o dalla gentilezza di un negoziante.

Ciò non toglie che non essere presenti online oggi, e non cogliere le opportunità che il digitale mette a disposizione, significa rinunciare ad opportunità di mercato e, col passare del tempo, rimanere fuori dai giochi. L’obiettivo, insomma, dovrebbe essere quello di combinare le potenzialità offerte da entrambi i luoghi, quello fisico e quello digitale, per creare la migliore esperienza possibile per il cliente del 2021.
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Boxwego e la digitalizzazione

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La realizzazione della scatola rivestita di lusso ha sempre previsto un contatto diretto tra produttore e cliente, necessario a comunicare in modo preciso le varie caratteristiche di un prodotto di per sé complesso.

Boxwego ha colto la sfida del digitale e ha fatto in modo che questo contatto fosse sostituito per la maggior parte dalla tecnologia e che fosse però integrato con il fattore umano, sempre presente al fine di risolvere e prevenire i problemi del cliente finale. Attraverso il Configuratore 3D, si crea tra acquirente e produttore un rapporto a distanza funzionale, che porta più velocemente e con minore margine di errore a risultati efficaci e precisi.
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Tecniche di stampa: qual è la migliore per il tuo packaging?

Tecniche di stampa: qual è la migliore per il tuo packaging?

La stampa è di fondamentale importanza per il settore del packaging e in generale nell’ambito dei supporti per la comunicazione e la pubblicità. Esistono diversi tipi di stampa, ognuno con delle peculiarità che lo rendono adatto a un determinato utilizzo. Scopriamo qui alcune tecniche di stampa e le loro caratteristiche.
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Le nobilitazioni di stampa

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Quando si parla di nobilitazione dello stampato, si intende ogni tipo di procedura che implica una trasformazione qualitativa dello stesso. Le nobilitazioni di stampa sono in grado di rendere “nobile” la carta, aumentando il valore estetico e la percezione di pregio, dandole effetti molto particolari ed esaltando gli aspetti sensoriali per creare dettagli capaci di stimolare vista e tatto.
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I metodi di nobilitazione sono svariati. Alcuni di essi sono ormai in uso da decenni, come ad esempio la plastificazione, altri invece sono più recenti e più innovativi, come la stampa a caldo e la goffratura.
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Esistono vari tipi di nobilitazione, realizzati attraverso diversi metodi di stampa. Qui parleremo di due tipi di stampa in particolare, cioè la stampa digitale, per cui è possibile usare la tecnica della quadricromia, e la stampa a caldo, cercando di capirne le singole funzionalità e potenzialità.
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Tecniche-di-stampa-Boxwego
(Fonte: Pixabay, by Filip Marek)

Cos’è la stampa digitale?

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Quando parliamo di stampa digitale ci riferiamo a un sistema in cui la forma da stampare viene generata attraverso processi elettronici e viene impressa direttamente sul supporto da stampare. Senza dubbio è la tecnica con cui tutti noi abbiamo più spesso a che fare oggi, dalle stampanti di casa alle fotocopiatrici.
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La stampa digitale non richiede alcuna matrice e può essere di due tipologie, in base al tipo di inchiostro che viene utilizzato:
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· Stampa a toner, che si basa sull’utilizzo di un inchiostro a polvere;

· Stampa a getto d’inchiostro, che utilizza un inchiostro liquido, il quale viene rilasciato da una testina sulla superficie da stampare.
Grazie ai dispositivi di stampa a colori digitali è possibile effettuare stampe in CMYK.
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Stampante digitale (Fonte: Wikimedia Commons)

La stampa in quadricromia

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CMYK sta per Cyan (Ciano), Magenta, Yellow (giallo) e Black (nero). Si parla di quadricromia perché si tratta di un modello di colore a quattro canali. CMY sono i colori primari della sintesi sottrattiva e in teoria potrebbero riprodurre tutte le sfumature intermedie dal bianco al nero, ma gli inchiostri non riescono a riprodurre il nero teorico perché non sono abbastanza puri. Per questo motivo è stato aggiunto K, l’inchiostro nero, per ottenere un nero più pieno e neutrale, dando così vita allo spazio colore CMYK.
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(Fonte: Pixabay, by Andile Moyo)
La miscelazione di queste sostanze riflette solo una parte dello spettro luminoso. Il colore ottenuto è quindi il risultato della sottrazione dallo spettro luminoso delle frequenze assorbite dallo strato di sostanze opache. La riproduzione del colore in stampa tramite l’uso di questi quattro inchiostri è detta stampa in quadricromia.
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La stampa a caldo

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La stampa a caldo è una tecnica antica che nacque nel 1892, anno in cui fu registrato il suo brevetto. È nata per opera di Ernest Oeser e ha vissuto una notevole ascesa tra il XIX e il XX secolo. In particolare, negli anni ‘50 del XX secolo veniva molto utilizzata per stampare il materiale plastico.
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Nel 1998 la stampa a caldo diventa il metodo per eccellenza per eseguire la “stampa di sicurezza”, vale a dire la stampa utilizzata nel settore che si occupa della produzione di banconote, assegni, certificazioni azionarie, francobolli etc.
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Come funziona la stampa a caldo?

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La stampa a caldo è anche definita stampa diretta a bobina e consiste in un processo rilievografico che si ottiene dall’effetto combinato tra pressione, calore e velocità di distacco.
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Il concetto che sta alla base della tecnica della stampa a caldo è semplice. Pellicole neutre o metallizzate vengono trasferite su oggetti che presentano superfici regolari e di varia composizione, essendo questa una stampa che si adatta a vari supporti.
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Foil per stampa a caldo (fonte: Flickr, mark justinecorea)
Il processo consiste in un’incisione (cliché) fissata sulla platina che viene riscaldata, dopodiché si deposita una lamina sottilissima e metallica (oro, rame, argento, metallo colorato) o di altro materiale apposito sulla grafica da evidenziare. Questa lamina colorata è il foil: quando la platina pressa contro il supporto da stampare, il calore distacca lo strato colorante del foil, che finisce direttamente sul supporto assumendo la forma del disegno dell’incisione.
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La temperatura adeguata per poter stampare deve rimanere tra i 90° ed i 150°c. La matrice può essere di ottone, acciaio, magnesio o ergal.
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Per produrre il rilievo dell’immagine e rendere uno spessore specifico è necessario ricorrere a incisioni particolari, in quanto la tecnica in sé non garantisce questo effetto.
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Perché scegliere la stampa a caldo?

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È importante notare come la stampa a caldo sia l’unico processo di stampa capace di rendere la brillantezza dei colori ed effetti metallici che non perdano la lucentezza nel tempo.
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La stampa a caldo permette di creare effetti inimitabili, mettendo in risalto i dettagli in modo accattivante e permettendo una vasta scelta di colori e di finish.
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Il risultato finale della stampa a caldo è impeccabile: i colori sono brillanti e vivaci, il contenuto della stampa (immagini e testi) è nitido e preciso. La stampa a caldo, inoltre, può essere utilizzata su innumerevoli supporti, come ad esempio vetro, metallo, carta, plastica, cotone ed altri filati, ed è capace di trasmettere valore e pregio.
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Boxwego e le tecniche di stampa

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Boxwego è la Digital Packaging Factory che ti permette di realizzare il tuo premium packaging personalizzato attraverso l’utilizzo della tecnica della stampa a caldo, per rendere le tue scatole capaci di trasmettere qualità e di moltiplicare così i punti di forza del tuo prodotto.
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